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La lotta al cancro passa anche attraverso la corretta informazione

Il mondo digitale può essere un importante alleato della salute, ma va sempre mantenuta alta l’attenzione tra corretta informazione e notizie prive di rigore scientifico.

Disinformazione e bufale sono sempre esistite, ma oggi internet amplifica notevolmente un fenomeno che fino a poco tempo fa era confinato al solo passaparola. Una corretta informazione medica può salvare la vita: imparare a riconoscere i sintomi di una malattia può consentire una diagnosi precoce che, soprattutto in ambito oncologico, spesso è di grande importanza. Ma anche conoscere la malattia di cui si soffre, quali siano le migliori strategie di cura disponibili e i centri con maggiore esperienza. Se è assodato che oggi tutti ci rivolgiamo a internet per trovare informazioni su qualsiasi argomento, è necessario da un lato che i cittadini imparino a utilizzare meglio il web e dall’altro che media ed istituzioni li aiutino a distinguere le informazioni corrette e attendibili dalle bufale.
Ogni giorno assistiamo a vicende che riportano in auge il tema del ruolo dell’informazione in ambito medico-scientifico. Come la notizia che la Food and Drug Administration (FDA) avrebbe inviato lettere di richiamo a quattordici aziende che propongono on line “rimedi miracolosi” contro il cancro. Perentorio il monito di Douglas W. Stearn, direttore dell’Office of Enforcement and Import Operations della FDA: "Invitiamo la gente a prestare la massima allerta e a diffidare di qualsiasi cura anticancro che non abbia ricevuto alcuna ufficiale approvazione da parte della comunità scientifica". La Food and Drug Administration ha quindi reso pubblica la lista aggiornata dei trattamenti truffa finora rilevati, invitando operatori sanitari e pazienti alla scrupolosa consultazione di tale elenco.

L’allerta nei confronti della disinformazione medico-scientifica è massima, non solo in America: anche l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ha pubblicato un vademecum per mettere in guardia i pazienti dalle cosiddette terapie “alternative”. Uno strumento di consultazione utile e che fornisce indicazioni concrete su come accostarsi all’enorme mole di notizie di medicina che circolano quotidianamente sui media, permettendo ai lettori di dare il giusto peso alle affermazioni riportate dalle più disparate fonti d’informazione in merito a terapie e nuove scoperte.
Infine, solo poche settimane fa alcuni organi di informazione autorevoli hanno assegnato un’importante esposizione mediatica alla presentazione del libro “Uccidere il cancro” dell’oncologa italo-francese Patrizia Paterlini-Bréchot, che riferisce la possibilità di rilevare tramite uno specifico esame del sangue (il test Iset -Isolation by Tumor Size) la presenza di cellule tumorali addirittura diversi anni prima che il tumore sia effettivamente visibile con le attuali tecniche diagnostiche. Pronta e compatta la replica degli oncologi italiani nello smentire che ad oggi esistano  test validati di questo tipo. I test genetici su sangue sono infatti al momento validati esclusivamente per i pazienti con diagnosi già accertata di carcinoma del polmone per la valutazione di una terapia a target molecolare. È pertanto fuorviante illudere che basti un semplice esame del sangue per individuare in anticipo la malattia e sconfiggerla prima ancora che si manifesti. Gli esperti lanciano quindi un severo monito al mondo dell’informazione, chiedendo maggiore attenzione da parte dei media nel divulgare notizie che, come questa, non siano supportate da chiare e rigorose evidenze scientifiche.

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